Holcim (Italia) e il Cornizzolo: no devastazione, sì attività estrattiva sostenibile

 

Holcim (Italia) S.p.A. illustra la propria posizione sul Cornizzolo

 

Come Holcim (Italia) S.p.A. abbiamo inoltrato una richiesta per l’inserimento di un nuovo ambito estrattivo nel Comune di Civate. Vediamo insieme perché e cosa sta guidando la nostra progettazione.

Realtà economica del territorio: occupazione, indotto e prodotti per il territorio

Holcim (Italia) S.p.A. è una presenza importante nel Nord Ovest d’Italia, in particolare in Lombardia, con 593 dipendenti a fine 2010.

Lo stabilimento di Merone, fondato nel 1928, è la principale unità produttiva cemento con una produzione annua di circa 1,6 milioni di tonnellate. Il cemento prodotto da questo stabilimento viene venduto e utilizzato principalmente nei mercati limitrofi in Lombardia. Nello specifico, 200.000 tonnellate l’anno vengono distribuite nei comuni delle province di Lecco e di Como. La sede di Merone, ospitante oltre allo stabilimento anche gli uffici delle funzioni centrali, accoglie il 44 dei dipendenti che, nel 71 dei casi, risiedono sempre nelle due province sopra citate. L’indotto della sola sede di Merone è di circa 50 milioni di euro con un numero significativo di imprese locali, oltre 190 a fine 2010, e che nella maggior parte dei casi operano nel comasco e nel lecchese.

Fabbisogno oggettivo della materia prima

Lo stabilimento di Merone per produrre cemento necessita di marna e di calcare. Il calcare al momento proviene dalla Cava di Valle Oscura in località Galbiate (LC) e da terzi nelle province di Lecco, Bergamo e Brescia.Dal momento che le riserve esistenti nella suddetta cava soddisfano solo il 20 del fabbisogno calcareo dello stabilimento e solo sino al 2016, come Holcim (Italia) S.p.A. abbiamo proposto  l’inserimento di un nuovo ambito estrattivo nel Comune di Civate in Provincia di Lecco per un totale di 20 milioni di tonnellate di calcare in 20 anni.

Approccio all’attività estrattiva di Holcim e princìpi ispiratori della progettazione di una nuova cava per far convivere necessità produttive con le esigenze ambientali e sociali

In Holcim nella gestione delle nostre cave e miniere attribuiamo notevole importanza al loro recupero ambientale e lo eseguiamo con un forte senso di responsabilità, utilizzando le più moderne tecnologie e procedure di scavo e recupero disponibili e avvalendoci della vasta esperienza acquisita negli anni in Italia e nel nostro Gruppo nel mondo.Il nostro approccio di progettazione delle attività estrattive, in questo senso, ha subìto negli anni una notevole evoluzione tanto che oggi pianifichiamo la coltivazione delle nostre cave e miniere cercando, non soltanto di ottimizzare i risultati dal punto di vista minerario, ma anche di tenere presente fin dal principio delle esigenze della collettività e della minimizzazione degli impatti ambientali. L’obiettivo deve essere quello della sostenibilità dell’attività mineraria sotto tutti gli aspetti: economico-produttivo (per essere sostenibili economicamente le fonti devono essere vicine), ambientale e sociale grazie anche ai metodi e alle tecnologie attuali. Ci piace dire che “Non basta scavare: un giacimento va coltivato”. Ma per coltivare correttamente un giacimento occorre avere bene in mente il progetto di recupero da attuare. E un buon recupero ambientale richiede una buona pianificazione, una programmazione nel tempo di attività e investimenti, una buona progettazione e una corretta attuazione di quanto progettato.

Esempi positivi di coniugazione della tutela dei luoghi oggetto di escavazione con il recupero ambientale sono l’Oasi di Baggero in località Merone (CO) all’interno del Parco della Valle del Lambro, ove sono stati precorsi anche i tempi e le normative, e Valle Oscura in località Galbiate (LC), ove l’ultima parte ripristinata è quella a contatto con il piazzale 400, restituito al Consorzio del Parco del Monte Barro nel 2006 e ora fruibile da parte della collettività. Qui è evidente la concezione di ripristino in vigore: la fase di scavo è stata concepita pensando al miglior recupero ambientale, ricreando una morfologia naturaliforme e addolcita con un raccordo armonioso con l’area circostante. La Miniera di Alpetto in località Cesana Brianza e Suello (LC), invece, che tutti prendono come cattivo esempio di attività estrattiva del nostro gruppo e che rappresenta quindi “un brutto biglietto da visita, uno scempio ambientale”, deve essere interpretata in chiave temporale, e quindi pensando a vecchi metodi di coltivazione e altre gestioni e tenendo presente che nella parte visibile a tutti si è verificata una frana nel 1996. Data l’emergenza creatasi con la frana, il progetto di recupero voluto dalle autorità competenti ha puntato allora primariamente a mettere in sicurezza il versante mettendo in secondo ordine gli aspetti paesaggistici. La parte oggetto di recupero ambientale, ecologico e paesaggistico, ovvero il settore ovest, è ora invece uno spazio sviluppato su diversi livelli di pianori, fruibile attraverso percorsi di viabilità anche se purtroppo meno noto ai più.

I princìpi ispiratori che ci stanno guidando nella progettazione:

  • Attenta lettura e analisi delle osservazioni mosse dai comuni e dalle associazioni locali per includere una risposta ai loro bisogni sin nelle prime fasi di progettazione;
  • Riprofilatura morfologica che garantirà un aspetto naturale e omogeneo ai fronti rinaturati;
  • Logistica / mobilità sostenibile con l’introduzione di un fornello e di un nastro che colleghino il nuovo sito con la Miniera di Alpetto e recuperando la teleferica. Questa soluzione riattiva strutture già esistenti, evitando l’utilizzo di un numero significativo di camion con evidenti impatti ambientali;
  • Ripristino ambientale importante sia in parallelo all’attività estrattiva sia al termine;
  • Fruibilità del sito e quindi della montagna da parte delle comunità locali sia nei week end durante il periodo di escavazione sia al termine dell’attività estrattiva con riutilizzi finali da valutare insieme a tutti gli stakeholder interessati;
  • Minimizzazione degli impatti ambientali (polveri, rumori e vibrazioni) e visivi sul territorio e sulla Basilica S. Pietro al Monte supportati da studi scientifici di dettaglio.

Quello che chiediamo come Holcim è di avere un dialogo con tutti gli stakeholder coinvolti, per illustrare le nuove tecniche, la possibilità di coniugare la tutela del territorio con l’attività estrattiva collegata alla produzione di cemento nonché i princìpi ispiratori della progettazione attenti ai bisogni della collettività e alle esigenze ambientali.

Holcim è fatta di persone e le persone di Holcim vivono l’ambiente e le comunità locali in cui l’attività estrattiva viene realizzata: quindi è nell’interesse di tutti che la coltivazione venga gestita in modo corretto, che il patrimonio naturalistico resti fruibile nel miglior modo possibile, in sintonia con i vantaggi che la comunità locale trae dall’operato dell’azienda.